L’ANIMA: UNA VISIONE SCIAMANICA

L’ANIMA: UNA VISIONE SCIAMANICA

Siamo abituati a considerare gli stati di malattia, sia fisica che mentale, come degli sfortunati accadimenti che arrivano per caso dall’esterno e ci sconvolgono la vita. Questa visione, più materialista che scientifica, ci porta a considerare la malattia e chi ce la porta (batteri, virus, genetica) come un nemico da combattere e da annientare. Nel migliore dei casi cerchiamo di tenere dei comportamenti corretti (alimentazione sana, prevenzione, attività fisica) per mantenere in buono stato il sistema immunitario e diminuire, quindi, la probabilità di trovarci faccia a faccia con la malattia.

L’ANIMA: UNA VISIONE SCIAMANICA

Nella visione sciamanica, la visione è completamente diversa: la malattia arriva a causa di una perdita di frammenti d’anima, che vengono quindi ricercati e reintegrati nell’essere della persona sofferente, attraverso alcuni rituali chiamati “recupero dell’anima”. Cerchiamo di capire cosa significa, e qual è il concetto di salute che sta dietro a questa concezione.

La nostra anima è ciò che ci dà energia. Arriviamo qui sulla terra con uno scopo che, spesso, abbiamo abbastanza chiaro da bambini. Già dalla vita nell’utero, però, siamo sottoposti ai traumi, ovvero a degli stress talmente forti, che dei pezzettini di anima rimangono bloccati nello spazio-tempo relativo a quel trauma. Con gli anni, sempre più traumi occorrono. Non essendo visti e rielaborati, perché troppo dolorosi, vengono rimossi, e, quindi, una quantità sempre più grande di anima rimane bloccata e si congela, fino a che può succedere che ve ne sia davvero poca una volta arrivati all’età adulta. La sua energia non è quindi disponibile per noi. Per i nostri progetti, per la nostra vitalità, a volte persino per la vita quotidiana. Le malattie, a partire da quelle psichiche, come la depressione, fino a quelle fisiche, sono l’espressione dello spazio vuoto lasciato dall’anima. Si può dire che riempiano lo spazio lasciato libero da essa.

Dove finisce tutta questa energia? Non credo che, semplicemente, diminuisca con l’età. Beh, un po’ sì, ovviamente, ma l’invecchiamento è ampiamente sopravvalutato.

Finisce nella reiterazione del trauma. Faccio un esempio: supponiamo che io non mi sia sentita vista da mio padre, e che questo, per me bambina, sia stato così doloroso da congelare lì tutta quella sofferenza. Allora nella vita adulta cercherò di avere quell’amore che mi è mancato. Cercherò di essere vista, magari cercando, in una relazione amorosa, di essere guardata così come avrei voluto che mi guardasse mio padre. Tutto ciò non è cosciente, ma questo non mi impedisce di investire una quantità enorme di energia per realizzare questo sogno, ad esempio di passare da una relazione all’altra ogni volta investendo tantissimo ed essendo sicura che questa sarà proprio la volta buona, proiettando gli occhi di mio padre in quelli del compagno, oppure di sforzarmi di essere sempre brillante sul lavoro, proiettandoli su quelli del datore di lavoro, o addirittura nel fare la ribelle, con la convinzione che sia un modo per distinguersi e quindi per essere vista.

Si può dire che la mia missione dell’anima, ovvero lo scopo della mia incarnazione, è diventato essere vista da mio padre!! Immaginatevi se quella stessa energia potessi utilizzarla per ciò che voglio realizzare nella mia vita. Sarebbe enorme!!

Col tempo, questa “mancanza di anima” può portare a malattie sia mentali che fisiche.

Il “recupero dell’anima” è presente nelle tradizioni di tutto il mondo, con tecniche diverse, e oggi è anche oggetto di varie discipline cosiddette olistiche, ma la sostanza è sempre la stessa, ed è tutt’altro che indolore: invitare questi pezzettini di anima a reintegrarsi nella nostra coscienza.

Mandragora

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